I Punti Cardinali
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Nord
I punti cardinali
Una pioggia di minuscoli fiocchi di neve si posò sui suoi lunghi capelli color indaco a formare una costellazione. Piccole stille di ghiaccio intonate ai suoi occhi grigio perla, il profumo di vaniglia diffuso nell’aria e lo sguardo rivolto verso le montagne innevate. Nord adorava passeggiare lungo le sponde del lago ghiacciato, stretta stretta nel suo cappotto di pelliccia, con gli stivali blu che affondavano pesantemente nella neve; eppure quel pomeriggio aveva l’aria malinconica. Fece il giro più lungo per tornare a casa, senza riuscire ad apprezzare il paesaggio invernale suggestivo che tanto le era caro, e quando si ritrovò dinnanzi alla baita che – ormai da due anni – era casa sua, si bloccò all’inizio del vialetto. Fissò la porta di quercia per qualche istante, spostò poi lo sguardo sull’altalena appesa sotto il porticato, e ancora vide, senza guardarla davvero, la cassetta della posta con i loro nomi… Non riusciva ancora a guardare quel rifugio come aveva fatto fino a due mesi prima; la notte non dormiva, si girava e rigirava nel letto e al mattino si alzava più stanca della sera precedente. I suoi vestiti erano ancora nell’armadio, a fissarla atrocemente, come a ricordarle che adesso era sola e il sol pensiero di entrare in casa e caricarsi dello sguardo accusatorio dei suoi ricordi le fece fare dietrofront. Si diresse dalla parte opposta rispetto a dove era venuta e con grandi falcate tagliò in obliquo la foresta; dopo quelli che sembrarono minuti interminabili, raggiunse il piccolo cancello di ferro battuto, lo spinse leggermente ed entrò. Raggiunse una radura all’interno del cimitero, si accasciò sulle ginocchia e la lapide di marmo freddo e ghiacciato con inciso il nome di Settentrione – il suo defunto sposo – le restituì lo sguardo. “Forse dovrei chiamare le mie sorelle…?” chiese sussurrando al marito, sfiorando appena la sua foto. Una brezza gelida e fugace le sferzò il viso e, seppe in cuor suo, che Settentrione le aveva risposto di sì.
Nord
I punti cardinali
Una pioggia di minuscoli fiocchi di neve si posò sui suoi lunghi capelli color indaco a formare una costellazione. Piccole stille di ghiaccio intonate ai suoi occhi grigio perla, il profumo di vaniglia diffuso nell’aria e lo sguardo rivolto verso le montagne innevate. Nord adorava passeggiare lungo le sponde del lago ghiacciato, stretta stretta nel suo cappotto di pelliccia, con gli stivali blu che affondavano pesantemente nella neve; eppure quel pomeriggio aveva l’aria malinconica. Fece il giro più lungo per tornare a casa, senza riuscire ad apprezzare il paesaggio invernale suggestivo che tanto le era caro, e quando si ritrovò dinnanzi alla baita che – ormai da due anni – era casa sua, si bloccò all’inizio del vialetto. Fissò la porta di quercia per qualche istante, spostò poi lo sguardo sull’altalena appesa sotto il porticato, e ancora vide, senza guardarla davvero, la cassetta della posta con i loro nomi… Non riusciva ancora a guardare quel rifugio come aveva fatto fino a due mesi prima; la notte non dormiva, si girava e rigirava nel letto e al mattino si alzava più stanca della sera precedente. I suoi vestiti erano ancora nell’armadio, a fissarla atrocemente, come a ricordarle che adesso era sola e il sol pensiero di entrare in casa e caricarsi dello sguardo accusatorio dei suoi ricordi le fece fare dietrofront. Si diresse dalla parte opposta rispetto a dove era venuta e con grandi falcate tagliò in obliquo la foresta; dopo quelli che sembrarono minuti interminabili, raggiunse il piccolo cancello di ferro battuto, lo spinse leggermente ed entrò. Raggiunse una radura all’interno del cimitero, si accasciò sulle ginocchia e la lapide di marmo freddo e ghiacciato con inciso il nome di Settentrione – il suo defunto sposo – le restituì lo sguardo. “Forse dovrei chiamare le mie sorelle…?” chiese sussurrando al marito, sfiorando appena la sua foto. Una brezza gelida e fugace le sferzò il viso e, seppe in cuor suo, che Settentrione le aveva risposto di sì.
Sud
I punti cardinali
Guardava il mare con espressione sognante: lo specchio d’acqua rifletteva la luce sulla pelle imbrunita dal sole caldo, l’orizzonte si perdeva nei colori dell’azzurro, del verde acqua e del turchese, e la brezza marina le fece scivolare un ricciolo biondo sulla fronte; se lo portò dietro all’orecchio distrattamente, un gesto che faceva spesso senza nemmeno rendersene conto. Il sole era ancora alto in cielo e il caos della città sembrava molto lontano, infatti riusciva a percepire soltanto l’infrangersi delle onde sul bagnasciuga; alzò lo sguardo ad inseguire un gabbiano che planava su uno scoglio e si destò dalla sua lunga riflessione. Sud era uno spirito libero, non amava le regole, viveva alla giornata e si affidava sempre al suo istinto, forse per questo era stata la prima a lasciare la casa di famiglia con in spalla il suo zaino giallo e tanti sogni da rincorrere. Aveva viaggiato tanto lungo tutte le coste del mondo e non si era mai stancata del mare: era un po’ il suo elemento dopotutto. Guardò l’orologio dal cellulare, ancora un po’ pensierosa, e dopo pochi attimi, come se l’interlocutore sapesse che lo stava tenendo tra le mani, le arrivò un messaggio: “Nord ha bisogno di noi”. Il cuore iniziò a batterle forte, quelle poche parole le avevano innescato un meccanismo di ansia e allo stesso tempo di gioia. Non vedeva le sue sorelle da anni eppure in quei giorni si sentiva inquieta, come se una parte di lei si sentisse in agitazione senza un motivo apparente. Vuoi vedere che, dopo tutto, lei e le sue sorelle erano sempre connesse empaticamente?
Est
I punti cardinali
Leggeva un libro dalle pagine che profumavano di antico, sdraiata sul prato con indosso il suo vestitino rosso che tanto si abbinava al rosa dominante del paesaggio. La crocchia sistemata di capelli corvini era tenuta su da due bacchette marroni e i piedi nudi si muovevano a ritmo di qualcosa che suonava soltanto nella sua testa. Il ciliegio in fiore sotto cui Est era intenta a leggere quello che sembrava il millesimo libro della sua vita, era rigoglioso e magnifico: la chioma dell’albero, insieme a tutti gli altri all’interno del parco, proiettava una luce rosa e rilassante su tutto il manto d’erba intorno a lei. Ad un tratto, un leggero venticello smorzò l’atmosfera, Est ebbe un brivido – ma non si curò di indossare il golfino bianco poggiato sulla sua borsa – e alcuni petali si librarono nell’aria fino a raggiungere il laghetto. Est era così immersa nella sua lettura che neppure i passanti chiassosi la destarono dal mondo in cui era entrata… Aveva l’abitudine di estraniarsi ovunque si trovasse: che fosse con un libro, con la musica o semplicemente con il pensiero. Est era, infatti, la più timida e introversa delle sue sorelle, quella che a scuola studiava tanto e non andava alle feste, quella che teneva un diario segreto sotto il cuscino, quella che sognava in grande senza mai avere il coraggio di spiccare il volo. Est era anche la sorella più legata a Sud, “sua uguale e contraria” come sottolineava sempre quest’ultima. E fu proprio Sud a riportarla sulla terra ferma – lontana dall’ipnotica lettura in cui stava passeggiando – con una telefonata breve ma carica di emozioni e significato: dovevano incontrarsi con le loro sorelle. Dopo tutto questo tempo? Est non era affatto pronta.
Ovest
I punti cardinali
Seduta vicino al finestrino, si stava torturando una ciocca di capelli rossi: era ansiosa, tesa e muoveva incessantemente il piede destro. La signora di mezza età seduta accanto a lei la guardò di traverso ma non disse nulla. Le hostess invitarono i passeggeri ad allacciare le cinture e, sotto la voce guidata, iniziarono a fornire tutte le indicazioni per l’uso della mascherina di ossigeno, il giubbotto di salvataggio e le vie di uscita. Ovest lanciò loro un fugace sguardo e riuscì soltanto a pensare “Si parte o no?!”. Era la ribelle della famiglia, quella che non aveva peli sulla lingua e non guardava in faccia a nessuno; quella che sputava sentenze amare anche non richieste; quella che doveva avere sempre il controllo di tutto. Quando, però, si trattava dei suoi affetti Ovest mostrava tutto il suo cuore puro – come quello che portava sempre al collo con un laccetto di caucciù. Chiuse i suoi grandi occhi marroni e inspirò profondamente; espirò e li riaprì mentre dall’oblò salutava il sole che tramontava. L’aereo finalmente decollò e Ovest si rilassò pensando che in meno di quattro ore avrebbe rivisto la sorella. Anzi, le sorelle. Non vedeva Est e Sud da quelli che sembravano secoli e l’idea di poterle finalmente riabbracciare e di trovarsi tutte e quattro insieme la rincuorò parecchio. Era l’unica delle quattro a restare sempre in contatto con tutte, informata sulle loro vite quasi più di loro e che aveva sempre una battuta tagliente per farle riprendere dagli smacchi. Ma cosa avrebbe mai potuto dire a Nord? Di certo non qualcosa di tagliente… Si arricciò di nuovo una ciocca di capelli e infilò le cuffie: “My heart will go on” di Celine Dion rimbombò nelle sue orecchie e Ovest si rese conto che la riproduzione casuale dell’apparecchio sapeva esattamente come parlare alla sorella. Col cuore.